GREDA

Giacomo Bellavista

Lavorare la terra è una goduria!

Io e Marco siamo cresciuti insieme. Eravamo vicini di banco a scuola, poi “da grandi” siamo diventati compagni d’avventura. Sognavamo tra una birra e l’altra, discutevamo delle comuni passioni, progettavamo il futuro. Poi da un giorno, ognuno per la propria strada.

Dieci anni

Famiglie, figli. Non più ragazzini, ma uomini

Sono passati dieci anni da allora. Improvvisamente quattro anni fa, un giorno ricevo una telefonata: era lui. Non siamo più ragazzini, ma uomini con famiglie e figli. Tuttavia quei sogni, quei progetti da sempre nella testa, con forme diverse da come ce le saremmo mai aspettate hanno preso forma e avevano la stessa origine: avere le mani in pasta in quello che si fa.

È così che ho cominciato per lui questo lavoro: tutto è iniziato con l’intento di fare una pubblicità per la sua nuova azienda agricola, Greda. Poi con il tempo ho iniziato ad andare lì con lui, ogni tanto durante le mie giornate. Quello che era iniziato come un lavoro si è trasformato poi in un progetto personale, un luogo dove passare interi pomeriggi per guardare e cercare di raccontare una storia.

in un periodo dove tutti si concentrano per essere connessi,lui torna a lavorare la terra

La storia di Marco è fuori dall’ordinario. In questi anni dove tutti si concentrano e sforzano per rimanere sempre connessi lui, il mio compagno di scuola, stupisce tutti tornando a lavorare la terra, mettendo le mani in pasta. È faticoso, si suda, il sole scotta e le gambe su e giù per i colli di Mulazzano, dove sta la sua Greda diventano pesantissime. Però Marco, quasi fosse un mantra continua a ripeterlo: “Lavorare la terra è una goduria!”

Mettere le mani in pasta

Così è stata per me una goduria guardarlo lavorare. Poter mettere le mani in pasta con la mia fotografia, cercare tentativamente di essere testimone della bellezza di ciò che accade.

Anche di una cosa così innovativa come tornare a fare il contadino.